[Centro Culturale "Ucronia&Utopia"]Le due italie

« Older   Newer »
  Share  
Jacopo Vibio Frentano
view post Posted on 2/1/2011, 17:35




Da un editoriale del The Times del 16 Maggio 1861

Quattro anni dopo lo sventurato tentativo del Pisacane, si è conclusa con analogo esito la dissennata spedizione del Garibaldi. Il fallimento di questa avventura era facilmente prevedibile, ed in effetti era stato previsto.Alcuni, sicuramente più inclini a seguire la loro fantasia e quello che vorrebbero essere vero che ad analizzare il mondo per come è, sostenevano che l’impresa del Garibaldi avesse molte più possibilità di riuscita di quella del Pisacane. Il regno delle Due Sicilie era ora invaso da mille, e non trecento volontari. Il comandante di questa coraggiosa spedizione era l’abile Garibaldi, capitano di eserciti ed eroe americano e della Repubblica romana, e non il coraggioso ma inesperto napoletano, il quale poteva contrapporre all’esperienza di guerriero del sardo la sola frequentazione di briganti africani. La morte di Ferdinando II e l’ascesa al trono dell’erede giovane ed inesperto avrebbe aiutato l’esito della spedizione. Infine, sostenevano, ora il Regno di Sardegna appoggiava, seppur non ufficialmente, la spedizione; non permetterà dunque il Cavour un fallimento dell’impresa.La realtà, oggi matrigna, ha riportato con i piedi per terra questi sognatori: Garibaldi è morto, il sangue suo e dei suoi commilitoni bagna le colline di Catalafimi. L’esercito borbonico, dopo un momento di incertezza durante il quale forse il sogno sembrava divenire realtà nella mente dei volontari, ha schiacciato lo sparuto gruppo di volontari e gli insorti che si erano loro affiancati. Mentre scrivo, la Sicilia è completamente in mano alle forze di Francesco.Il genio di Garibaldi, forse più immaginato che reale, ha dovuto soccombere ai numeri, alle armi, all’addestramento. Il coraggio dei suoi soldati si è infranto dinnanzi alle salve dei Napoletani. Cavour non ha mostrato alcuna intenzione di aiutare chi combatteva per L’italia, e Francesco II ha conservato la fermezza del sovrano. Non creda il lettore che le preferenze personali di chi scrive vadano all’oziosa tirannia di Napoli. Chi, vivente nella libera nazione britannica potrebbe guardare con simpatia un regno che crede di vivere al tempo dei Vespri, ma fa propri gli intenti dei nemici di Giovanni da Procida? Eppure un simile inutile massacro poteva e doveva essere evitato. La nostra flotta avrebbe potuto impedire a quei coraggiosi e malconsigliati giovani di sbarcare, salvando loro la vita e nello stesso tempo privando Napoli di questa importante dimostrazione di forza. Ma politica di…

Dalla lettera di Armand Gautier al fratello, scritta il 15 Settembre 1861

Caro Horace, fratello mio, quando tornerò dal mio viaggio in Italia (il terzo, come sai) non potrò esimermi dal tentare nuovamente di convincerti ad accompagnarmi nel prossimo. Caro fratello, è necessario tu veda Roma, nella tua vita! Non commettere l’errore di Napoleone I! Torino è sempre una bella città, e sembra più Francia che tante città nel nostro sud, anche senza scomodare Marsiglia. Gli abitanti mi ricordano gli inglesi, invero. Un po’ freddi, se paragonati agli altri italiani. Molti sono anche dispiaciuti da quanto è successo a Garibaldi, e non posso dar loro torto. Anche io sono rimasto deluso quando ho saputo. L’idea di una Italia unita era ed è affascinante, eppure è volata via dopo essersi avvicinata come non mai, al pari dei merli che tentavamo di catturare da fanciulli. Ma non tutte le speranze sono perdute. Dalle conversazioni che ho avuto con parecchi intellettuali qui a Torino, in Lombardia e anche a Firenze, è idea diffusa che Cavour non volesse l’unità in quella maniera. Sembrano in molti essere più propensi per una lenta integrazione del Regno del sud tramite una sempre maggiore vicinanza economica e politica. Spero che per la pensione di Cavour questo sogno si sia realizzato! l’Italia è un paese così bello, e vederlo prono e diviso mi ferisce il cuore. Sono stato anche a Napoli, e che dire! È una bellissima città, di gran lunga la più grande d’Italia. Non mi ha ricordato nessuna città che avessi visitato in precedenza tranne Marsiglia, naturalmente, e forse Barcellona. La vista del Vesuvio non mi è stata affatto indifferente! La prossima volta che verrò in Italia di sicuro tornerò qui a Napoli, prima di dirigermi ancora più a sud, dove purtroppo non posso recarmi al momento, per gli impegni che sai. Napoli è una città di Portici, discese e salite. La gente è vociante e sguaiata ma anche simpatica e sembra sicura di se come pochi altri popoli che posso aver incontrato. Mi chiedo se questo derivi dalla sua storia plurimillenaria o da qualche motivo più concreto: sembrano sempre essere a conoscenza di qualcosa che tu non conosci. Non sa, la folla, molto del nord, e del resto del mondo, ma sembra ragionevolmente soddisfatta. Di miserabili ce ne sono una infinità, stanne certo, ma in fondo quale città ne è priva? Il Re ha però guadagnato prestigio dalla vittoria, e non credo siano probabili tumulti. Parlando con qualcuno che sembrava essere più informato ho capito quanto segue: non hanno paura, i Napoletani che sanno qualcosa di politica, di essere assorbiti dal Piemonte. Confidano nell’Austria, nel Papa, e nella Francia. Temo che possano avere ragione sull’ultimo punto…

Dal trattato di alleanza fra l’Impero d’Austria e il Regno delle Due Sicilie, firmato il 12 dicembre 1861

Le LL. MM. L’Imperatore d’Austria (…) e il Re del Regno delle Due Sicilie (…), animati dal desiderio di accrescere le garanzie della pace generale, di rafforzare il principio monarchico e di assicurare il mantenimento dell’ordine sociale e politico nei loro rispettivi Stati, si sono accordati di concludere un trattato che, per la sua natura essenzialmente conservatrice e difensiva, non persegue che lo scopo di premunirli contro i pericoli che potrebbero minacciare la sicurezza dei loro Stati e la tranquillità della penisola italiana e dell’Europa…

Dal primo editoriale del The Times 14 Giugno 1866

Sembra ormai inevitabile una nuova guerra sul continente, questa volta fra due nazioni che fino a pochi mesi fa erano alleate, Prussia e Austria. Il Cancelliere ha deciso di espellere l’Austria dalla Confederazione, e l’Imperatore è deciso a resistere. Raramente nella storia si è assistito ad una così breve fratellanza d’armi! Esse sono ancora calde e già i due eserciti marciano l’uno verso l’altro. L’arciduca Carlo è a capo delle forze degli Asburgo , e oltre 600.000 uomini da tutto l’Impero si accingono a difendere la causa del Cattolicesimo contro i Protestanti del nord, in una guerra che sembra essere l’ultimo figlio del conflitto che per secoli insanguinò la Germania prima dei Lumi…

Estratto da un editoriale de La Nazione 16 Giugno 1866

È Raro che la storia dia segnali chiari. È ancora più raro che la strada della giustizia sia anche quella più ovvia e utile da seguire. Ma oggi possiamo dire che entrambe queste circostanze si sono verificate. La nostra nazione, guidata dal nostro grazioso sovrano ha saputo comprende queste verità e sta dunque agendo di conseguenza. Lo straniero combatte la sua guerra per l’oppressione dei popoli di Germania nel nord, e per quanto i nostri cuori siano vicini al popolo e alla Monarchia di Prussia, non possiamo far altro che adoperarci per evitare questo triste futuro di lacerazioni e di guerre al nostro stesso popolo italiano. Oggi le nostre armate stanno mettendosi in marcia per scacciare il Borbone dal trono che ingiustamente occupa a Napoli. Abbiamo notizia di una sommossa a Palermo, e non dubitiamo che gli Italiani, consci della grandezza del momento, sapranno come emulare i patrioti palermitani in tutto il territorio ancora borbonico che presto chiameremo Italia…

Da La Guerra Austro-Prussiana di A.J.P. Taylor

Lo svolgimento e l’esito della guerra Austro-Prussiana, insomma, possono essere definiti prevedibili. L’esercito imperiale era numericamente superiore a quello prussiano, ed era comandato da un generale di maggiore abilità di Moltke (che pure è stato troppo spesso ingiustamente denigrato). La notevole capacità di mobilitazione e di trasporto delle armate dei Prussiani era l’unica carta vincente nelle mani di Berlino, ed effettivamente a Sadowa l’esito fu incerto. Ma dopo quella iniziale incertezza il contrattacco imperiale fu deciso e brillantemente condotto da Carlo, il quale può giustamente essere annoverato fra i migliori comandanti dell’ultimo secolo. Anche gli alleati dell’Austria aiutarono a far pendere l’ago della bilancia dalla parte di Vienna. Le fortezze Bavaresi resistettero all’ondata di marea Prussiana, ed a Langensalza l’Hannover ottenne una grande vittoria contro il nemico. Certuni esperti hanno avanzato l’ipotesi secondo la quale la Prussia fosse in realtà meglio preparata dell’Austria a combattere quella guerra. È probabile che questi storici siano stati influenzati dalla straordinaria prestazione della Prussia nella successiva (e di ben maggiori proporzioni e durata) guerra europea. Ma possiamo scartare questa ipotesi senza tema di essere nel torto. Ciò che diede alla Prussia la forza di combattere e di vincere sui campi insanguinati di Luckau e di Renania furono essenzialmente l’aiuto britannico ed il processo di industrializzazione che nel 1866 era ancora al di la da venire. Di sicuro l’esercito prussiano era ben dotato di quell’elàn che a lungo è stato considerato l’anima della guerra moderna (fino a quando la guerra moderna non smentì questa convinzione con i massacri del 1908), ma come ben sappiamo sono ben altri i fattori che determinano la vittoria e la sconfitta…

Da un editoriale de La Stampa di Torino del 26 Agosto 1866

…dobbiamo dunque accettare a denti stretti la sorte crudele. Ancora più insopportabile riesce l’ultimatum austriaco sapendo che le nostre armate hanno trionfato contro il Borbone, e che dovranno oggi ritirare il glorioso tricolore dalla capitale nemica occupata. I nomi fulgidi di Sant’Omero, Venafro e Pastorano splenderanno sempre nella storia d’Italia e del mondo. I Borboni possono dunque fare ritorno oggi dalla Sicilia dove si sono rifugiati dopo le disastrose sconfitte del loro esercito, ma non possono certo nascondere quanto il popolo che torneranno presto ad opprimere si sia dimostrato giubilante all’arrivo dei liberatori italiani. L’esercito degli Asburgo, e non quello dei Borbone ha salvato, e tutti sanno che sarà solo per breve tempo, la monarchia di Napoli. Impari era la lotta fra le nostre coraggiose forze e le orde austriache riversate nella pianura padana dopo la resa prussiana. Cialdini e Lamarmora furono presi fra due fuochi, con l’esercito austriaco che avanzava dall’ovest verso Milano e le poche fortezze borboniche a sud che ancora resistevano. Così vicina è stata l’unità della Patria! Ma nessuno può dubitare dell’enorme passo in avanti che questa guerra ha significato per la causa…

Da Napoleone III, di Jacques Augustine

E non ci sono dubbi sul fatto che l’inclinazione personale del Bonaparte era quella favorevole all’unificazione della penisola (l’Italia ndt) e che l’Austria gli era assai meno gradita della Prussia moderna, riformata e nazionale. Eppure nel giro di pochi anni passò dall’essere colui che più di ogni altro teneva a sovvertire l’ordine di Vienna a divenirne il paradossale protettore. Paradossale perché senza dubbio l’ordine di Vienna non coincideva più con l’ordine europeo, e nemmeno con il semplice equilibrio delle forze. I Cattolici, i nobili tedeschi al di la del Reno, e la sua stessa brama di paragonarsi al nonno e quindi ad annettere il Belgio mutilando i Paesi Bassi lo portarono all’alleanza con Vienna e Napoli e alla sorda ostilità con Londra, Berlino e Firenze. Come vedremo, fra i due blocchi era destinata a sorgere una rivalità che sarebbe durata fino alla Guerra, ed il corteggiamento della Russia sarebbe stato il principale teatro di questa contesa di portata mondiale …


Estratto dal diario di Claude Chevalier, gentiluomo e viaggiatore, 1893


E con il mio arrivo di a Marsiglia (previsto fra una settimana) posso considerare concluso il mio viaggio nell’Impero. Tre anni di avventure sono sin troppo per un vecchio come me, e sono felice di essere di nuovo prossimo alla mia comoda dimora, e naturalmente a tutti voi! Naturalmente vi racconterò tutto di persona, ma sono comunque in vena di bilanci. Non posso che consigliare a tutti voi di viaggiare, perché non c’è altro modo per rendersi conto di quanto sia bello il creato! Credo che il paese che mi è rimasto più nel cuore sia l’Africa, con le sue immensità. Dal confine dell’Angola portoghese a quello della Tunisia napoletana l’Impero corre glorioso sulle ferrovie e sulle navi a vapore, dovreste vedere le distese di erba gialla, dove non si vede nulla all’orizzonte per centinaia di chilometri! Come è d’aiuto per chi ama scrivere, come me, un panorama del genere! Sembra di essere fuori dal mondo, ed in un certo senso lo si è davvero. Il viaggio da Kabinda ad Algeri è senza dubbio quello che più di ogni altro di stupire un uomo. Si possono vedere ogni tipo di animali e di strani volatili nelle giungle, oltre naturalmente agli elefanti! So che la piccola Sofie voleva che le portassi un esemplare in carne ed ossa, ma sono riuscito solamente a procurarmi qualche fotografia ed anche un modellino in legno di un pachiderma; spero lo apprezzerà comunque. Comunque ammetto di aver sentito in me un brivido che non credevo di poter provare quando si vociferava della guerra imminente con gli Inglesi. Come sapete non mi sono mai rassegnato ad avere un fisico non adatto al servizio militare e credo di aver sperato di trovarmi per una volta al centro dell’azione e di potermi rendere utile per l’Impero proprio qui, all’origine della crisi. Per fortuna non è successo nulla e come mi sono sentito stupido dopo! Avrei comunque dovuto sapere che nemmeno gli Inglesi sono così pazzi da combattere contro di noi, non quando l’Austria è nostra alleata e la Russia ci guarda benignamente grazie alla sua rivalità con Londra in Afganistan e Iran. Ma sto di nuovo parlando di politica, e so quanto questa vi annoi tutti! Era così anche per la mia Julie, lo sapete. Ma credo che per almeno un altro po’ il nostro imperatore ci abbia garantito una pace nella prosperità…

Da Storia delle Relazioni Internazionali, di Pierre Renouvin

Le ragioni del progressivo spostamento della Russia nel campo della Triplice Entente anglo-italo-prussiana sono da ricercarsi nei Balcani e nel progressivo accomodamento delle questioni afgana ed iraniana.
Il timore per la Francia spinse l’Inghilterra , come abbiamo visto, ad accettare l’occupazione di parecchi valichi afgani da parte dei russi: in pratica si sacrificò l’Afganistan al Belgio e la sicurezza dell’india a quella di Dover. Lo sfaldamento dell’Impero ottomano portò la Russia in contrapposizione con un impero d’Austria che non era intenzionato a cedere ne in Italia ne nei Balcani, e la Bulgaria e la Serbia divennero le micce di una guerra fra le due potenze (già rischiata per la crisi rumena). È probabile che se non fosse stato per l’attentato di Massa la successiva occasione di crisi si sarebbe manifestata a Sofia o a Belgrado...

Dalla Prima pagina del The Times 15 Maggio 1908

L’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe si recava al municipio per il ricevimento delle autorità, quando fu lanciata una bomba. Questa è caduta nella macchina nella quale viaggiava l’Imperatore, che è deceduto nella seguente esplosione. Altre due persone nella macchina dell’Imperatore sono state uccise ed altre tre nella macchina che seguiva sono rimaste leggermente ferite.
L’autore dell’attentato è un certo Guglielmo Massa, studente dell’ottava classe liceale. L’assassino è stato tratto in salvo dalla folla prima che venisse linciato e condotto in caserma.
Le condoglianze dei reali di…

Dalla prima pagina del The Times 17 Maggio 1908

L’ultimatum austriaco, che prevedeva l’occupazione di una fascia di territorio italiano da parte delle truppe austriache, lo scioglimento di buona parte delle forze armate italiane e la consegna di un gran numero di patrioti alla polizia austriaca è stato rifiutato ieri sera alle ore … sua maestà ha dichiarato il proprio appoggio a re Umberto, ed il Re di Prussia ha fatto altrettanto. È considerato probabile un precipitare degli eventi nelle prossime ore…


Dalla prima pagina del The Times 22 Maggio 1908

Le armate Francesi entrano in Belgio ed in Lussemburgo, mentre le forze austriache invadono la Sassonia. Scontri alle frontiere italo austriaca e serba. La Russia ha mobilitato.
 
Top
Vidkun Quisling
view post Posted on 2/1/2011, 18:15




Bellissima. ^_^
 
Top
Jacopo Vibio Frentano
view post Posted on 2/1/2011, 18:24




CITAZIONE (Vidkun Quisling @ 2/1/2011, 18:15) 
Bellissima. ^_^

:3
 
Top
2 replies since 2/1/2011, 17:35   58 views
  Share