[Circolo Culturale "Road to Valhalla"]Ancora sulla Spiritualità Celtica

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_Evans_
view post Posted on 23/5/2010, 19:55




La spiritualità celtica torna oggi alla ribalta perchè è una spiritualità 'pratica', sperimentabile e perchè porta all'attenzione dei popoli europei la loro effettiva eredità, restituendo una dignità a quelli che vennero un tempo definiti come 'il culto dei demoni' e 'la confraternita di streghe e stregoni'. In realtà gli dei, i druidi e le druidesse non erano altro che espressioni dell'antica religione pagana (da pagus-i = della campagna) e forse alcuni valori insegnati nel passato tornerebbero utili ancora oggi se ben compresi.

Gli insegnamenti druidici hanno la particolarità di dare all'individuo un giusto posto e valore nello schema della Natura, facendogli riconoscere la sacralità dei luoghi che abita e riconoscendogli il ruolo di loro custode.

I druidi insegnavano che esisteva un solo dio, OIW, irraggiungibile dalla comprensione umana e che pertanto era inutile cercare di conoscerlo o invocarne i favori: Egli era talmente distante dalla realtà umana che non se ne interessava minimamente.

L'OIW però si manifestava secondo una triplice energia che prendeva il nome di SKIANT (Conoscenza-Saggezza), NERZ (Forza-Volontà) e KARANTEZ (Amore-Creatività) e che forniva tre strade verso il divino, tre sentieri percorribili da tutti. Queste tre energie venivano personificate dai Celti con la figura di un Vecchio (Skiant), un Giovane Guerriero (Nerz) ed una bellissima Donna (Karantez) che si suddividevano ciascuno in tre manifestazioni (ogni cosa che scende dal piano spirituale verso la materia ha triplice forma). I druidi perciò sapevano dell'esistenza di un unico Dio che si esprimeva nella molteplicità, creando gli infiniti dèi che conosciamo. Ecco spiegato il mistero della dea Brighidh una e trina (la Brighidh degli artigiani, la Brighidh dei poeti e la Brighidh dei guaritori) o della Morrigan che si manifestava nella triplice forma di Nemhain, Boadhbh e Macha, o ancora nei numerosissimi esseri di luce preposti alla crescita della vegetazione, al prosperare degli animali, alla salvaguardia dei luoghi naturali e dei filoni di metalli preziosi che oggi chiamiamo fate, gnomi e folletti.

I Druidi avevano organizzato la società celtica secondo tale schema spirituale e le tre classi sociali erano quella dei Druidi (Conoscenza-Saggezza), quella dei Guerrieri (Forza-Volontà), all'interno della quale veniva scelto il re che nei tempi antichi restava in carica un anno) e quella dei Produttori e Uomini d'Arte (Amore-Creatività). Ecco che la spiritualità celtica veniva vissuta quotidianamente e che il piano divino si manifestava all'interno della società per mezzo dei suoi membri. Non vi era divisione tra il sacro e il profano ed ogni atto era un'espressione spirituale. Il sesso apparteneva alla manifestazione dell'Amore-Creatività, la guerra a quella della Volontà-Potere, l'insegnamento e lo studio a quella della Conoscenza-Saggezza ed ogni cosa rientrava nello schema della divinità e della sacralità.

Ciascun individuo si ritrovava così, in ogni momento della giornata e della propria vita, a poter accedere al mistero divino percorrendo fino in fondo la strada da lui scelta, sia come appartenenza ad una specifica classe sociale , sia come decisione individuale. In effetti tale tipo di organizzazione puntava molto sulla dignità di ognuno, sulla libertà interiore, sull'onore, sul valore della parola data ed ogni classe sociale possedeva dei 'segreti' di iniziazione che potevano portare il singolo a cambiare il proprio stato di coscienza ed entrare in contatto con le proprie potenzialità inespresse e con quello che i Nativi americani definiscono il 'Grande Mistero'.

Un elemento interessante, è la Croce Celtica (una croce tracciata su un cerchio), molto simile alla Ruota di Medicina dei Nativi americani. In essa, se abbiamo le chiavi, possiamo ritrovare una gran quantità di concetti dell'insegnamento duidico in grado di farci passare nell'Altra Realtà tramite il cambio di stato di coscienza.

La croce celtica porta in sé il concetto di 'circolarità delle relazioni' che implica una particolare filosofia di vita e visione del mondo. Nascita e morte diventano tutt'uno con la creazione e smette di esserci una separazione netta fra il Buio e la Luce, il Bene ed il Male, il Giusto e l'Errato.

In effetti nel loro insegnamento i Druidi non contemplavano la possibilità di una 'Creazione' perchè per essi tutto era una 'creazione in atto' e non poteva esistere un momento specifico in cui tutto era iniziato. Questo tipo di pensiero è modernissimo e molto vicino a quello degli scienziati contemporanei che parlano di un 'continuo susseguirsi di Big Bang'.

La mentalità celtica, tanto differente dalla nostra, era permeata di magico e di divino, non come espressione primitiva o selvaggia di popoli dalle poche conoscenze, ma come manifestazione della realtà spirituale legata a quella terrena. Perchè, dobbiamo chiederci, molte delle conoscenze druidiche sull'universo vengono oggi confermate da scienziati e lo stesso avviene per le proprietà della materia? Come potevano gli antichi Druidi avvicinare l'intima natura dell'ambiente che li circondava senza essere dotati di apparecchiature che oggi sembrano indispensabili per la conoscenza?

I Druidi insegnavano tali conoscenze nelle radure delle vaste foreste europee, lo sussurravano negli incontri alla luce dei fuochi e coperto dalle note di canti e musica, lo narravano tra le pieghe di intrecciati racconti e miti, lo facevano intuire durante le cerimonie rituali e le feste del fuoco e soprattutto lo esprimevano tramite i giochi, le battaglie, l'organizzazione sociale, le poesie, le forme artistiche di pietre e metalli, i matrimoni ed ogni fenomeno che permetteva al mondo del Sìdh, il mondo spirituale, di manifestarsi sulla terra degli uomini.

Come già è stato detto ogni cosa era sacra ed in ogni cosa si poteva ritrovare il sottile filo che collegava l'individuo alla realtà spirituale. Teniamo ben a mente un pensiero: il fatto di non percepire la Realtà Spirituale non ci può permettere di dubitare della sua esistenza; miglioriamo i nostri strumenti percettivi e ci ricrederemo!

In conclusione, cercando di fare una sintesi delle informazioni che ci sono pervenute dalle numerose fonti, per ricavare alcune idee di base dei principi della spiritualità celtica, possiamo esporre in questo modo i fondamenti del Druidismo:

· affermazione dell'esistenza di un Dio unico, da cui si manifesta una gerarchia spirituale che rappresenta le forze della Natura.

· venerazione del Sole (l'Occhio di Dio) come simbolo visibile del principio Unico ed Increato, manifestato e rappresentato da tre raggi di luce (trinità creatrice), legati al nome del dio: O.I.W.

· accettazione della materia come elemento dinamico dell'evoluzione. Spiritualità incarnata.

· evoluzione spirituale attraverso più vie (cerchio d'Abred, la Necessità). Presenza della Legge di Causa ed Effetto nell'azione (Kroui celtico equivalente al Karma sanscrito). Molteplicità dei mondi abitati e dei piani della Manifestazione.

· rispetto della vita universale (rifiuto di uccidere senza necessità). Apertura di spirito, manifestazione della tolleranza, dell'ospitalità, dell'altruismo, dell'amore fraterno, dello spirito di unità. Sentimento acuto di indipendenza legata alla libertà 'punto di equilibrio di tutte le opposizioni' (come citato nei Bardas)

· uguaglianza dei diritti tra uomo e donna. Riconoscimento dell'equivalenza delle loro funzioni reciproche e complementari

· spiritualità razionale, assenza di dogmi rigidi: gli insegnamenti trasmessi oralmente sono destinati ad essere compresi e non appresi. Primarietà dello 'spirito' in rapporto alla 'lettera'. Comprendere e spiegare il mondo che ci circonda, nel quale e per il quale viviamo, ricollegandolo alle cause invisibili del piano spirituale. Metodo pedagogico del dialogo.

· gli scritti, destinati alla massa, esprimono il contenuto degli insegnamenti sotto forma di massime (Triadi bardiche) e di leggende.


Riccardo Taraglio

 
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_Evans_
view post Posted on 24/5/2010, 14:35




Bella distinzione tra spiritualità delle classi basse e quella delle classi alte.

CITAZIONE
Il primo concetto da tener ben presente per comprendere la religione celtica è che, per circa un terzo della loro storia (e per tutto il periodo che altrove abbiamo chiamato protostoria), i Celti sono stati nomadi impegnati in una lenta e lunghissima migrazione verso occidente. Di conseguenza, il loro sistema spirituale si è sviluppato relazionandosi a tale stile di vita e basandosi su esso. Forse soprattutto da questo deriva la formazione di una religiosità fondata sul contatto con la natura, sul suo rispetto e sul sentirsi sua parte integrante, in un abbandono quasi fatalista al suo corso naturale (2). D'altra parte, è questa una caratteristica tipica di numerose civiltà non stanziali dell'età del bronzo e non sembra affatto un caso che la religione celtica mostri moltissime affinità con altre religioni di culture indoeuropee con cui i Celti erano sicuramente venuti a contatto, in particolare con quella scita.

Gli elementi principali su cui tutto il sistema si fonda sembrano apparentemente piuttosto semplici: la reincarnazione della vita, la rigenerazione, la resurrezione e la sacralità di alcune piante, viste come tramite con il firmamento e separazione tra uomo e dei celesti (non a caso attorno ad ogni villaggio c’erano boschi sacri, detti "drynemeton" dove avevano luogo i riti sacri).

Ovvio corollario di una tale "naturalità" religiosa (e del nomadismo che, essenzialmente, ne è causa fondante) è la mancanza di edifici di culto: spesso dolmenpensiamo che menhir, dolmen e cromlech sparsi per l'Europa siano state costruzioni celtiche, ma, in realtà, tali strutture furono di almeno 1000 anni precedenti alla penetrazione protoceltica e, semplicemente, i Celti si limitarono a utilizzare ciò che trovarono sul loro cammino, assimilando tali edificazioni liturgiche (in effetti, comunque, la loro primaria funzione religiosa rispetto a possibili altre funzioni, probabilmente di stampo scientifico-astronomico, è tuttora oggetto di studio) a una sorta di "bosco sacro" in pietra, unione tra dei e uomini (3).
Questo non ci deve far minimamente pensare di essere di fronte ad una religiosità di tipo primitivo. Le concezioni di fondo, si diceva, sono solo apparentemente elementari, ma, in radice, si fondano su speculazioni filosofiche di livello tale da dover essere semplificate per adattarsi al popolo minuto: abbiamo, così, due livelli religiosi ben distinti, uno popolare ed uno alto.

Per quanto riguarda la religiosità popolare, essa era costituita da una mitologia accessibile e da una serie di riti che avevano pian piano inglobato anche alcuni elementi arcaici risalenti al neolitico e provenienti da culti solari, tellurici e lunari. LugCome proprio della maggior parte dei culti indoeuropei, veniva praticato il politeismo, con un pantheon formato addirittura da 374 divinità. In effetti, molte erano copie di altre, per cui possiamo in effetti parlare di circa 60 dei veri e propri, per lo più impersonificazione di eventi naturali. Il dio più importante di tutti era Lug (in onore del quale vennero fondate Lione e Leida), un dio-druida in grado di suonare l’arpa, lavorare il ferro, combattere da valoroso, fare magie. Da lui, in una fase di difficile determinazione, derivò il culto di una triade di suoi (presunti) discendenti Teutate, Eso e Tarani (Teutate era il più potente e si placava con sacrifici di sangue, Eso era identificato con il toro, anche egli assetato di sangue e Tarani era il dio della guerra e, per i sacrifici a lui offerti, preferiva il rogo), che ricorda molto da vicino la trinità divina germanica Wotan-Odino, Donar-Thor, Ziu-Tyr, ma che non necessariamente ha punti di origine comuni con essa (il concetto di trinità è, in effetti, molto ricorrente nelle religioni dei popoli di origine orientale). Successivamente, comunque, Lug assunse una prevalenza definitiva su tutti gli altri dei e, nel culto popolare, venne sempre più affiancato da eroi Cu Chulainlocali divinizzati (il più importante sarà l'irlandese Cu Chulainn) (4). Agli dei, nei boschi sacri, contraddistinti da recinzioni, o presso pozzi appositamente scavati e forse collegati al culto della terra, si sacrificava di tutto, dagli oggetti (presso alcuni pozzi sono state trovate anche armi e vasellame) agli esseri umani (nemici, schiavi e, in qualche caso, anche uomini liberi), sia nel tentativo di ingraziarseli, sia in quello di ottenere predizioni (la divinazione era la pratica magico-religiosa più diffusa), sia, infine, in quello di mitigare i numerosissimi "geasa" (tabù) che limitavano la vita di chiunque (5).


Ben differente era la religiosità "alta", propria delle classi intellettuali (bardi, indovini e, soprattutto, druidi e sacerdotesse druide): l'idea di fondo era che la vita, con il suo fluido, la sua forza chiamata "oiw", permeasse ogni cosa. Tutte le manifestazioni della natura, anche quelle più violente, erano vissute come un' incarnazione di tale energia assoluta che presiedeva alla creazione e alla distruzione del mondo, in un processo ciclico di nascita e morte che si rinnovava continuamente e da cui derivava il concetto della reicarnazione. Spirale del tempoDa questa concezione ciclica dei tempi e degli eventi e non dalla paura o dalla superstizione (comunque ben presente a livello popolare) nasceva l'assoluto rispetto per la natura, vista, in un'ottica che con la sua prossimità all'induismo non può che avvalorare una origine asiatica dei celti, come possibile sede di reincarnazione. In realtà, comunque, più che di ciclicità vera e propria sarebbe più consono parlare di continua evoluzione. Il divino stesso era visto come un principio in perenne evoluzione che si manifestava in quattro stadi (o mondi) diversi: dal centro (Oiw assoluto) si passava, attraverso cerchi concentrici, allo stadio della conoscenza spirituale, poi al mondo fisico, infine allo stato della materia incorporea inanimata. Più che trasmigrazione da un corpo all' altro, allora, i celti credevano in un passaggio tra stadi di conoscenza e consapevolezza diversi, ottenibile tramite iniziazione. Il corpo del defunto entrava nel mondo dell' invisibile dove manteneva la memoria dell' esistenza terrena e grazie a questa, poteva entrare in contatto con i vivi, in particolari momenti dell' anno (Samhain); poi la memoria andava via via affievolendosi fino all' oblio definitivo, che apriva le porte o all' immortalità o di nuovo al mondo fisico. Da questo processo traeva senso la divinazione, spesso ottenuta tramite trance: il veggente, in uno stato di coscienza alterata, entrava in contatto con i morti o con gli dei, che, nel continuum spazio-temporale celtico, vivevano semplicemente in uno spazio parallelo (ctonio per i morti, empireo per gli dei, con i quali il contatto era possibile anche tramite l'osservazione degli astri) da cui era possibile vedere ciò che alla vista umana era precluso (pur essendo comunque già esistente,con una concezione del futuro simile ad una sorta di "presente prossimo") (6).
Naturalmente, per scavalcare le barriere naturali e seguire le vie dell'oiw, era necessaria una grande sapienza ed una profondissima preparazione, riservata unicamente alla classe sociale più elevata della società celtica, quella druidica.
Arriviamo così, nella nostra breve esplorazione della cultura dei "padri dell'Occidente", alla necessità di soffermarci sulla strutturazione gerarchica in cui la loro società si sviluppava.

Fonte: www.mondimedievali.net/Barbar/celti02.htm

 
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_Evans_
view post Posted on 24/10/2010, 17:51




Ah, dimenticavo. Questa qui è una stronzata.
 
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Diego Tarozzi
view post Posted on 26/10/2010, 22:04




CITAZIONE (_Evans_ @ 24/10/2010, 18:51)
Ah, dimenticavo. Questa qui è una stronzata.

Bah,non ascoltarli Evans
 
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_Evans_
view post Posted on 27/10/2010, 13:30




La faccenda dell'OIW non ha riscontri filologici...
 
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Diego Tarozzi
view post Posted on 27/10/2010, 14:17




Ah,non avevo capito XD
 
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5 replies since 23/5/2010, 19:55   47 views
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